Il nome sacro di Maria nella toponomastica italiana

Un parrocchiano della Parrocchia di San Lino, ex-dipendente ora pensionato della sicurezza vaticana, mi ha dato negli ultimi anni copia di un suo articolo per l’Osservatore Romano sulla “toponomastica mariana” in Italia. Credo che sia un fatto culturale degno di nota, perciò riporto elettronicamente anche questo articoletto:

E’ noto come una chiesa, un culto, una reliquia o anche una sosta missionaria fin dall’avvicendarsi delle invasioni barbariche, possano essere state le origini del nome sacro di un centro abitato o di altro agglomerato urbano. Questi nomi servivano a tenere uniti tutti gli abitanti sia quelli raggruppati nelle vallate quando salivano ai monti per fortificarsi, sia quelli riuniti sui monti quando scendevano a valle per ampliare i loro lavori agricoli.
Si evidenzia così come la toponomastica sacra abbia reso, e renda nel tempo, un largo contributo al nome di coloro che vissero intorno a Cristo. La frequente distribuzione di questi nomi sacri trova
soprattutto ampio riferimento al culto mariano con la diffusione del nome di «Maria» la madre di Gesù.

 

Una devozione straordinariamente diffusa
Pur essendo a tutti noto che la Vergine di Nazareth non sia mai venuta in Italia, un excursus storico geografico mette in risalto come in questa nazione sia sempre stata straordinariamente diffusa la
devozione mariana evidenziata anche dalle risultanze numeriche statistiche della diffusione di questo sacro toponimo nel nostro territorio.
A confermarlo sono le ricerche del mariologo Stefano De Fiores e quelle sui santuari del nostro Paese di Domenico Marcucci che ci fanno ben ritenere come in Italia la Madonna sia di casa.

 

Panoramica storica e geografica
Infatti queste statistiche appresso sintetizzate ci informano che:
— in Piemonte i toponimi mariani sono oltre 250 dei quali tre sedi di comuni: Madonna del Sasso, Mosso Santa Maria, Santa Maria Maggiore, mentre l’unico comune della Valle d’ Aosta con attributo mariano è Rhêmes Notre-Dame;
— in Lombardia questi toponimi sono oltre 200 di cui i maggiori: Santa Marta della Versa, Santa Maria di Rovi-gnate, Santa Maria Rezzonico e Torre Santa Maria. Soltanto 11 invece, sono i toponimi riferiti a Maria in Trentino-Alto Adige, 70 nella Venezia Euganea e 20 in Friuli- Venezia Giulia;
— la Liguria ne registra oltre una cinquantina relativi a minuscoli centri, mentre in Emilia-Romagna si arriva a 120 toponimi mariani con uno tra i più noti: la Madonna di S. Luca a Bologna. In Toscana i siti con nomi mariani arrivano a 125 di cui uno solo — nel pisano — è comune: Santa Maria a Monte. Similmente nelle Marche solo Santa Maria Nova è comune tra i 190 centri minori in questa regione riferiti a Maria;
— per l’Umbria i nomi di questi luoghi mariani sono 100 con un unico comune: Santa Maria Tiberina. Al primo posto tra le regioni italiane senza dubbio il Lazio dove si contano 260 toponimi dedicati alla Vergine. A Roma il forte attaccamento alla Madonna è stato sempre dimostrato anche dalla iconografia delle numerose aediculas che fin dal Medio Evo erano sistemate agli angoli degli edifici;
— in Abruzzo e in Molise Maria è nominata in 170 centri di cui 4 comuni: Rocca Santa Maria, Sante Marie, Santa Maria in Baro, Villa Santa Maria. In Puglia invece, sono 110 i siti mariani ed in Basilicata i toponimi dedicati alla Vergine arrivano a 66, mentre in Calabria se ne contano 70 con quello della Madonna della Catena presso Cosenza. Compreso nella provincia di Cagliari in Sardegna, vi è il comune Domus de Maria a completare gli altri 35 di questa regione. Nell’altra isola la Sicilia, il nome di Maria è ricordato in 120 luoghi tra i quali Santa Maria di Licodia sede comunale.
Testimonianze di fede popolare
Da questo ricercato e dettagliato calcolo sui toponimi dedicati in Italia alla Vergine Maria, si deduce come in proporzione alla superficie e alla popolazione di ogni regione questo toponimo sacro sia:
forte nel Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo e Puglia ma maggiormente in Basilicata;
medio alto nelle due isole maggiori, in Campania ed in Calabria;
modesto nel nord-orientale anche se piu consistente in Piemonte.
Queste statistiche evidenziano pertanto come in Italia risalti una fortissima tendenza al prevalere della fede popolare e spicciola non imposta, come un concreto e spiccato attaccamento devozionale etnico e religioso tipico delle classi socialmente meno elevate. Di questo tutti, volenti o nolenti, debbono compiacersi non tanto per la classifica numerica bensì per il significato da questa emerso che fa dedurre come «l’Italia si chiama Maria».
Padre Mariano, il popolare cappuccino che da religioso scelse il nome suo dedicandolo a Maria, nel 1954 asseriva: «Un uomo il quale sappia chi è Maria e voglia rendersi conto dello stupore che in lui suscita
questa donna unica nella storia, passa di sorpresa in sorpresa… Ella è certissimamente un personaggio storico… È la donna più raffigurata nell’arte, la bibliografia mariana è sterminata, il nome di Maria è il più frequente fra le donne cristiane, il popolo cristiano la invoca, la prega, la nomina continuamente».
Tutto questo certamente aiuta a percepire quanto il «senso» di Maria sia valso, valga e varrà per tutti quelli che sulla terra sono comunque ricorsi a Lei Consolatrice e Madre: questo è il nome che ne costituisce la sintesi più significativa.
BRUNO LUTI

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